Approvato il nuovo Codice di Corporate Governance: sarà applicato a partire dal primo esercizio successivo al 31 dicembre 2020

Approvato il nuovo Codice di Corporate Governance: sarà applicato a partire dal primo esercizio successivo al 31 dicembre 2020

A valle di un approfondito confronto con le società quotate, il Comitato per la Corporate Governance – composto da esponenti di vertice delle società quotate e delle società di gestione del risparmio, nonché da rappresentanti degli enti promotori (ABI, ANIA, Assogestioni, Assonime, Borsa Italiana e Confindustria)- ha approvato il nuovo Codice di Corporate Governance. 

La nuova edizione nasce da un’attenta analisi delle evoluzioni internazionali in materia di governo societario e degli esiti di monitoraggio sull’applicazione del Codice condotta dal Comitato.

2 passaggi chiave:

  1. Il codice introduce il concetto di “successo sostenibile” come obiettivo primario del CdA. E il “successo sostenibile” si sostanzia -come ben ha detto Larry Fink, CEO di BlackRock- “nella creazione di valore nel lungo termine a beneficio degli azionisti tenendo conto degli interessi degli stakeholder rilevanti per la sua attività”.
  2. Il CdA ha la responsabilità di integrare gli obiettivi di sostenibilità nel piano industriale, nel sistema di controllo interno e di gestione dei rischi e nelle politiche di remunerazione.

Siamo davanti a un passaggio epocale: cambia radicalmente la prospettiva secondo cui le imprese, dominate da politiche di breve termine per via delle quali risultava impossibile controllare e determinare i rischi, sono oggi chiamate invece ad abbracciare la più ampia dimensione del “successo sostenibile”, per definizione orientato al lungo periodo.

Il profitto quindi, lungi dall’essere dimenticato, diventa però il prodotto della ragion d’essere dell’impresa senza però identificarsi più con essa.

Dal momento in cui la sostenibilità assume un ruolo centrale nella strategia di impresa non si può più eludere la responsabilità di monitorare e indirizzare i rischi.

Certo, il greenwashing è sempre dietro l’angolo. Non si può fare altro che verificare che la strategia e, di conseguenza, il piano industriale di ogni azienda siano effettivamente improntati alla sostenibilità e quindi che per perseguire il “successo sostenibile” dell’azienda, siano inclusi obiettivi strategici misurabili, definiti tenendo conto dei rischi ai quali il business è esposto in rapporto ai criteri ESG -ambientale, sociale e di governance.